PIETRE / STONES

Luka Stojnic

Inaugurazione domenica 8 ottobre 2023  ore 11.00 Galleria dell’Eremo, sede municipale via Marconi 3, San Pietro di Feletto (TV).

Luca Stojnic espone alla Galleria dell’Eremo di Rua di Feletto un ciclo di dipinti e disegni di recente realizzazione, opere di ispirazione fondamentalmente astratta che rivelano comunque una memoria della figurazione. Si basano su una fluttuazione monocroma, modulata su variazioni di intensità, racchiusa da un reticolo di segmenti che compongono una tassellatura di poligoni irregolari. Ne risulta l’immagine di una volumetria massiccia, sfaccettata, spigolosa, con trasparenze e densità aleatorie.

È evidente un’ispirazione naturalistica e inorganica.  Queste conformazioni, attraversate dalla luce che altera con riverberi l’uniformità del tappeto cromatico, fanno pensare a cristalli o immaginare asteroidi. Sono presenze inerti, refrattarie, estranee ad ogni possibile utilizzabilità.

In un testo sull’arte moderna pubblicato alla metà del secolo scorso, il critico e storico della cultura Hans Sedlmayr denunciava la “discesa verso l’inorganicità” come uno degli aspetti della “perdita del centro” dell’arte novecentesca, e la considerava un sintomo della crescente disumanizzazione. Il critico austriaco si basava sull’idea della centralità dell’umano, che permea da cinque secoli la cultura dell’Occidente. Se nel Rinascimento il microcosmo corrispondeva all’universo, costituendo una sintesi in miniatura del macrocosmo, nella piena modernità il soggetto si costituisce come fondamento del mondo. Come si esprime uno dei padri dell’idealismo tedesco: “L’Io pone il non-io”. L’uomo dà ordine e senso a tutto ciò che esiste.

La pittura di Stojnic si colloca in una prospettiva radicalmente diversa. La sua visione prevede una decisa deflazione della soggettività. L’umano non costituisce più il fondamento della totalità del reale, ma si affaccia oltre la sfera della coscienza e della vita per avvicinarsi a qualcosa che sfugge e si sottrae, imponendosi nella sua muta, enigmatica, aliena presenza.

Questa pittura evoca il confronto con l’inassimilabile, una dimensione refrattaria al possesso e alla comprensione, che per questo disorienta e imbarazza. Colpisce la sua freddezza e indifferenza, la sua mancanza di affabilità compiacente, ma proprio il non entrare in relazione è la cifra del suo essere. Con la sua asprezza e severità sovverte le consuetudini percettive, le esperienze accumulate, i riferimenti scontati. Ma d’altra parte la capacità di aprire nuove vie al pensiero e alla sensazione non è da sempre ciò che rende indispensabile la vera arte?

Corrado Castellani

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